Fioriture
La prima metà del mese è stata caratterizzata da precipitazioni frequenti e temperature al di sotto delle medie stagionali.
In pianura, sono tuttavia iniziate le fioriture dei pruni (Prunus spp.), molto visitati dalle api e da altri apoidei per il nettare, del corniolo (Cornus mas) e dei salici (Salix spp.), che sono invece apprezzati dalle api per il polline. Attualmente, è in fiore il lamio rosso o falsa ortica purpurea (Lamium purpureum), spesso visitato anche da altri apoidei. Nelle zone prative più soleggiate si è già aperto qualche fiore di tarassaco (Taraxacum officinale), in attesa di giornate più calde per avviare completamente la fioritura. Inoltre, è da poco iniziata la fioritura del colza (Brassica napus), particolarmente visitato dalle api per l’abbondante produzione di nettare. Nei giardini, invece, sono fioriti il viburno tino (Viburnum tinus) e il rosmarino (Rosmarinus officinalis), piante apprezzate per il nettare, mentre in montagna è terminata la fioritura del nocciolo (Corylus avellana), da cui le api ricavano polline.
Tecnica apistica
Mediamente, le famiglie d’api si presentano con rose di covata consistenti e popolazioni di api adulte che occupano completamente 7-8 favi del nido.
Date le condizioni meteorologiche in miglioramento e il possibile inizio di buone importazioni di nettare, si suggerisce agli apicoltori di allargare gradualmente il nido, inserendo settimanalmente un favo vuoto già costruito in posizione laterale (fra il favo di scorte e l’ultimo favo di covata) o un foglio cereo.
Presenza, estensione e condizioni sanitarie della covata
Durante le visite, è sempre opportuno rilevare la presenza di covata fresca in tutti i suoi stadi di sviluppo, per confermare indirettamente la presenza dell’ape regina. Se scorrendo i favi si vedesse anche l’ape regina, sarebbe utile osservarne le condizioni generali ed eventualmente marcarla, per facilitarne l’individuazione nei mesi a venire, quando una popolazione di api più consistente potrebbe rendere più complessa questa operazione.
Parallelamente, va stimata l’estensione della covata, per prevedere lo sviluppo futuro delle famiglie e l’eventuale opportunità, nelle settimane a venire, di costituire dei nuclei; si consideri, infatti, che da un telaio pieno di covata su ambo i lati sfarfalleranno circa 8000 api entro le successive tre settimane.
Infine, è buona norma valutare la compattezza e lo stato sanitario della covata, per scongiurare la presenza di temute patologie batteriche, come la Peste Americana (Paenibacillus larvae), o di malattie micotiche, che si possono riscontrare tipicamente alla ripresa primaverile, come ad esempio la Covata Calcificata (Ascosphera apis). Nel primo caso è obbligatoria la denuncia con successiva distruzione col fuoco delle colonie infette; nel secondo caso, invece, è necessario tenere sotto controllo il decorso della malattia, che spesso regredisce spontaneamente quando le temperature aumentano e la popolazione di api adulte nella colonia cresce di numero.
Attualmente, se l’apicoltore ha lavorato correttamente, ovvero se nel periodo autunnale-invernale ha effettuato un trattamento abbattente con acido ossalico in assenza di covata, l’infestazione da Varroa destructor non dovrebbe rappresentare un problema. Tuttavia, per rallentare l’infestazione dell’acaro, nelle colonie completamente sviluppate, dove è già possibile provvedere alla posa del primo melario, si suggerisce di avviare la lotta biomeccanica al parassita, mediante l’utilizzo di un “favo trappola”. Essa consiste nel collocare in ultima posizione del nido un favo da melario, sotto al quale le api costruiranno liberamente cellette da fuco, dove l’ape regine deporrà uova maschili. La covata di fuco è decisamente più attrattiva di quella di operaia, sicché sarà più facilmente invasa dalla Varroa. Una volta che la covata di fuco sarà stata opercolata, ospitando svariati acari, essa potrà essere rimossa ed eliminata. Infine, il favo da melario potrà essere ricollocato in ultima posizione, per ripetere l’operazione fintantoché le api costruiranno cellette di fuco. Così facendo, si riduce la pressione dell’acaro, permettendo alle api di raggiungere in salute l’estate, quando sarà effettuato il primo trattamento acaricida.
Presenza e consistenza delle scorte
Durante la visita, è possibile valutare con cura la consistenza delle scorte che, se scarse, andrebbero ripristinate con zucchero candito, da collocare direttamente sopra i favi, con coprifavo capovolto.
Se le condizioni atmosferiche sono stabili, offrendo giornate soleggiate e temperature superiori a 15 °C nelle ore centrali della giornata, è possibile stimolare gli alveari anche con alimentazione liquida. La somministrazione di nutrizione stimolante, infatti, favorisce la deposizione di uova da parte della regina e quindi la nascita di giovani api. La nutrizione stimolante delle colonie prevede la somministrazione di piccole dosi (circa 0,5 litri ogni 2-3 giorni) di sciroppo zuccherino in concentrazione 1:1 (1 kg di zucchero da cucina solubilizzato in 1 litro di acqua). Lo sciroppo deve essere preparato senza l’impiego di agenti acidificanti e utilizzando acqua tiepida (mai bollente), al fine di evitare la formazione di sostanze indesiderate e potenzialmente tossiche per le api.
Si rammenta che la somministrazione di alimento glucidico va eseguita all’occorrenza e sempre in assenza di melario.
Infine, si coglie l’occasione per suggerisce agli apicoltori di tenere annualmente un “quaderno di campagna” dove annotare le informazioni rilevanti e le operazioni apistiche che si effettuano di volta in volta in ogni alveare, al fine di avere sempre chiara la storia di ciascuna colonia e di programmare le attività da svolgere durante la visita successiva e nel corso dell’intera stagione apistica.