Meteo e flora apistica
Il mese di maggio è stato caratterizzato da condizioni meteorologiche molto variabili, con temperature al di sotto delle medie stagionali, accompagnate da frequenti e abbondanti precipitazioni.
Attualmente, sta terminando la fioritura dell’amorfa (Amorpha fruticosa), da cui le api raccolgono nettare e polline, pianta comune negli incolti delle aree ruderali e nei greti dei torrenti; è presente anche il papavero rosso (Papaver rhoeas) da cui le api raccolgono polline di colore nero.
Nelle siepi e nei boschetti è possibile trovare in fiore i rovi (Rubus ulmifolius e Rubus caesius) e la sanguinella (Cornus sanguinea), mentre è terminata la fioritura della rosa canina.
Nei prati, invece, è in corso la fioritura della salvia pratense (Salvia pratensis), del ginestrino (Lotus corniculatus) e dei trifogli, sia del trifoglio bianco (Trifolium repens) che del trifoglio rosso (Trifolium pratense).
Si segnala anche la fioritura del ligustro comune (Ligustrum vulgare) e degli ippocastani (Aesculus hippocastanum con i fiori bianchi e Aesculus × carnea con i fiori rosa/rossi).
Infine, nella bassa pianura, è iniziata la fioritura dei tigli (Tilia spp.), presenti come piante singole o in filari nelle aree urbane, da cui le api ricavano nettare e polline.
Produzioni e tecnica apistica
Anche quest’anno, nella bassa e nella media pianura friulana, l’acacia (Robinia pseudoacacia) ha iniziato a fiorire con largo anticipo (di circa due settimane rispetto al passato), poco prima del drastico calo delle temperature rilevato a cavallo fra aprile e maggio. Tale condizione ha indotto una certa scalarità di fioritura anche fra piante contigue, che però non è stata adeguatamente sfruttata dalle api; infatti, il nettare raccolto nei momenti di bel tempo è stato verosimilmente consumato durante i prolungati periodi con condizioni meteo avverse, vanificando il lavoro delle colonie.
A causa della scarsa importazione dovuta al maltempo e dell’elevata popolosità delle colonie, molti apicoltori sono stati costretti a somministrare alle api una nutrizione di soccorso costituita da candito.
Al momento, molti alveari presentano i nidi scarichi e i melari solo parzialmente occupati da miele che, data la stagione altalenante, difficilmente può essere di origine monoflorale.
I pochi apicoltori che hanno prodotto del millefiori primaverile possono provvedere alla rimozione dei melari, previa verifica dell’umidità del miele che, se elevata, a causa delle abbondanti piogge, può essere corretta mediante una deumificazione in laboratorio.
In questo momento della stagione, il controllo della sciamatura continua a essere l’attività principale da svolgere in apiario, che si realizza eseguendo accurati controlli degli alveari, al fine di eliminare le celle reali prodotte dalle api; a tale scopo, le visite dovrebbero avvenire con cadenza settimanale. A tal fine, restano validi i metodi descritti nel precedente comunicato del LAR, consultabile qui.
I nuclei formati a inizio primavera potrebbero essere travasati in arnie più grandi, previo accertamento dell’avvenuta fecondazione dell’ape regina, che si esegue valutando la presenza di uova e la qualità della covata; infatti, a causa del maltempo, è possibile che alcune giovani api regine non siano state fecondate. In presenza di nuclei orfani, è necessario inserire una cella reale opercolata o un’ape regina già fecondata, possibilmente di provenienza locale.
Situazione sanitaria
La scarsa importazione di nettare ha limitato anche la produzione di cera e, di conseguenza, la costruzione di favi nuovi. Tale situazione ha compromesso anche la funzionalità del favo trappola che, non essendo periodicamente costruito con cera fresca, non ha consentito alle api di allevarvi covata di fuco, in cui sarebbe stata imprigionata la Varroa. Di conseguenza, anche quest’anno l’attenzione nei confronti dell’acaro va mantenuta alta, monitorando a campione il livello di infestazione delle colonie e anticipando, dove necessario, i trattamenti alla prima decade di luglio.
A tale proposito, si fa presente che il LAR, in collaborazione con il Servizio Veterinario della Regione, ha redatto il “Piano di lotta alla Varroa per il 2024”, consultabile qui.
Nel documento, oltre a fare il punto della situazione sanitaria dell’annata in corso, si forniscono indicazioni pratiche riguardanti il monitoraggio dell’infestazione e l’applicazione di metodi di lotta al parassita basati su tecniche apistiche. Sono inoltre elencati i prodotti acaricidi autorizzati in Italia per la lotta alla Varroa, riportando per ognuno di essi l’epoca di intervento e le modalità di applicazione, secondo le prescrizioni fornite dalle ditte produttrici.