Novità
Egregio Apicoltore,
negli ultimi anni, in Friuli Venezia Giulia, si è assistito a un graduale cambiamento del paesaggio, con possibili ripercussioni sulle colonie d’api, non sempre facili da accertare e quantificare.
Il Laboratorio Apistico Reginale, dunque, chiede la Sua collaborazione per rispondere alle seguenti domande di carattere generale:
- La qualità del territorio può influenzare il benessere e la sopravvivenza delle colonie che lo abitano?
- Se sì, in che misura?
- Quali sono le caratteristiche del paesaggio che più direttamente impattano sulle api?
Allo scopo, è stato predisposto un questionario per la raccolta di dati inerenti l’attività apistica, le caratteristiche dell’ambiente in cui sono condotti gli alveari e le eventuali problematiche riscontrate dall’apicoltore.
Le informazioni raccolte saranno di vitale importanza per offrire ai responsabili della pianificazione territoriale dati utili a mantenere o migliorare un paesaggio in cui il ruolo essenziale delle api possa essere preservato.
La possibilità di ricavare informazioni valide da questa iniziativa dipende dall’abbondanza dei dati raccolti e dall’attendibilità degli stessi. Pertanto, per poter ottenere un numero significativo di risposte ai suddetti quesiti, è necessaria la collaborazione del maggior numero di apicoltori interessati e motivati presenti in regione. In tal senso, chiediamo la Sua disponibilità non solo nel compilare il questionario, ma anche nel diffonderlo agli apicoltori che non sono raggiunti dalla Newsletter.
La compilazione del questionario può essere fatta:
- on-line se in possesso di un account Google (es. nome.cognome@gmail.com), che può essere ottenuto in pochi passaggi;
- mediante supporto cartaceo, stampando e compilando i moduli allegati alla presente Newsletter. I moduli compilati potranno essere restituiti al Consorzio Apistico di riferimento, oppure inviati (dopo essere stati scannerizzati o fotografati) per posta elettronica a uno dei seguenti indirizzi: giacomo.zannin190296(at)gmail.com, larfvg.disa(at)uniud.it.
Si fa presente che il questionario è anonimo; tuttavia, chi vorrà mettere a disposizione il proprio apiario, qualora fosse necessario, per ricevere un’eventuale visita dei tecnici del LAR, può lasciare i propri dati alla fine del modulo per essere ricontattato.
Si ringrazia fin d’ora per la Sua preziosa collaborazione. In ogni caso il LAR è disponibile a fornire ulteriori informazioni su richiesta.
Note tecniche
I mesi invernali sono stati caratterizzati da scarsa piovosità e da temperature sopra le medie stagionali, con conseguente assenza di un blocco di covata prolungato. Attualmente, grazie anche alla fioritura del nocciolo (Corylus avellana), da cui le api raccolgono il polline, gli alveari più vigorosi presentano mediamente 5-6 favi interamente coperti di api e rose di covata consistenti, che si estendono già su 2-3 favi.
Se da un lato questa situazione appare vantaggiosa per l’apicoltore, in quanto le perdite invernali sono limitate e le colonie tendono a svilupparsi più rapidamente, dall’altro lato può nascondere delle insidie, che l’apicoltore potrebbe rilevare solo più tardi a fine stagione. Infatti, va considerato che la riproduzione del parassita Varroa destructor non si è quasi mai interrotta, andando di pari passo con la presenza di covata negli alveari. Pertanto, occorrerà considerare con attenzione l’infestazione delle colonie già dai mesi primaverili, provvedendo all’utilizzo di mezzi di lotta biomeccanica (ad esempio il favo trappola) e alla formazione di nuclei per contenere l’infestazione dell’acaro.
Quando la temperatura lo consente, nelle ore centrali della giornata è possibile effettuare una rapida ispezione del nido, per accertare la presenza della regina e riunire eventualmente gli alveari orfani o troppo deboli (quelli con meno di 3 favi completamente coperti di api).
Durante la visita, inoltre, gli apicoltori possono allargare o restringere ulteriormente il nido, a seconda dell’abbondanza delle api rilevata, e somministrare zucchero candito (o miele di origine certa) dove necessario; infatti, l’attività delle api, dovuta alle temperature favorevoli, determina il consumo di scorte, che andrebbero ripristinate.
Anche quando le colonie non possono essere visitate, è possibile valutarne la consistenza.
Innanzitutto, l’apicoltore può osservare il volo delle api che, nelle giornate soleggiate, escono per purificarsi o per raccogliere il nettare e il polline disponibili; se le api rientrano con polline, è possibile che sia in atto l’allevamento di covata.
In base al flusso di api in entrata e in uscita da ciascun alveare, si può intuire la diversa popolosità delle colonie. Se non si osserva alcuna attività di volo, è probabile che la famiglia sia molto debole o, nel caso peggiore, sia morta durante l’inverno.
La forza della famiglia, inoltre, può essere stimata controllando i residui presenti sul fondo antivarroa dell’alveare; questi si formano in corrispondenza degli spazi esistenti tra favo e favo e, a seconda di quante strisce di rimasugli si contano e di quanto queste si estendono lungo il fondo, si può intuire la popolosità della colonia.
Per valutare l’entità delle scorte, invece, è possibile soppesare gli alveari sollevando il bordo posteriore dell’arnia.
Infine, in questo periodo dell’anno l’apicoltore può dedicarsi alla lavorazione della cera, ottenuta dagli opercoli raccolti in fase di smielatura oppure derivante dai telai vecchi o inutilizzabili. In apiari poco assolati, infatti, è possibile che i favi esterni, generalmente poco presidiati dalle api, presentino muffe; tali favi vanno eliminati ed eventualmente sostituiti con telai sani.
Il LAR resta a disposizione per eventuali chiarimenti.
LAR, 30 gennaio 2020