Il mese di ottobre è stato caratterizzato da clima variabile, con giornate soleggiate alternate a piogge prolungate; le temperature sono state comunque miti e hanno favorito il protrarsi dell’allevamento di covata, soprattutto nelle colonie d’api condotte in pianura.
In questo periodo, le api possono ancora sfruttare le fioriture di alcune specie erbacee nettarifere e pollinifere, fra cui si ricordano l’aster (ad esempio la specie Symphyotrichum lanceolatum), da cui le api raccolgono nettare e il topinambur (Helianthus tuberosus), da cui ricavano prevalentemente polline; entrambe le specie citate sono alloctone.
In generale, lo stato sanitario degli alveari è buono e molte famiglie, se strette a dovere, si presentano mediamente con 5-6 favi interamente coperti di api.
In questo momento della stagione, l’apicoltore è chiamato a mettere gli alveari nelle condizioni ottimali per fronteggiare i prossimi mesi autunnali-invernali, così da favorire una buona ripresa primaverile delle colonie.
Per affrontare al meglio il prolungato periodo di quiescenza, l’alveare deve essere sano, ben popolato e ricco di scorte. A tale scopo, quando le condizioni meteo lo permettono, è opportuno eseguire un’ultima visita rapida ma accurata delle colonie, al fine di valutarne lo stato generale e agire sui diversi aspetti di seguito trattati.
1. Riassetto della colonia
Durante la visita si dovranno asportare i favi più chiari, quelli che presentano poche scorte e, più in generale, i favi poco presidiati dalle api (solitamente quelli più esterni), collocando un diaframma in ultima posizione.
Il numero di favi da rimuovere varia in funzione della forza della famiglia. In generale, bisogna fare in modo che tutti i favi che rimangono nella colonia siano interamente coperti dalle api; infatti, se le api sono compattate in un certo spazio, esse sono in grado di regolare più facilmente la temperatura del nido, limitando il consumo delle scorte presenti nell’alveare.
Una volta rimossi, i favi con miele opercolato possono essere conservati in magazzino e restituiti all’alveare all’occorrenza. I favi vecchi, ovvero quelli molto scuri o utilizzati da più di tre stagioni consecutive, andrebbero invece eliminati, recuperando la cera mediante fusione.
Gli alveari che presentano meno di 3 favi di api, invece, andrebbero riuniti ad alveari altrettanto deboli, così da costituirne uno forte.
2. Gestione delle scorte
In generale, le scorte della colonia devono essere abbondanti e facilmente raggiungibili dalle api.
Per far fronte ai prossimi rigori invernali e all’assenza prolungata di fonti nettarifere, le colonie dovrebbero essere invernate con almeno 2 kg di miele per ogni favo coperto di api.
Se le scorte di miele (e polline) nella colonia sono carenti, è possibile:
- fornire dei favi con provviste, provenienti da alveari donatori esenti da malattie; i favi possono essere posizionati al di là del diaframma, rompendendo grossolanamente gli opercoli con una forchetta disopercolatrice, se necessario; quest’ultima operazione va eseguita rapidamente, possibilmente di sera e senza spargere miele fuori dall’alveare, per scongiurare l’innesco di possibili saccheggi;
- somministrare zucchero candito direttamente sopra i favi (con coprifavo rovesciato), per permettere alle api di raggiungerlo agevolmente; all’occorrenza, è possibile anche fornire alle colonie polline in pallottoline (raccolto in primavera e opportunamente conservato), avendo l’accortezza di tenerlo separato dal candito, di modo che le api decidano autonomamente cosa consumare e in che quantità, sulla base delle reali esigenze dell’alveare.
3. Gestione sanitaria
Da un punto di vista sanitario, la covata ancora presente negli alveari favorisce la riproduzione del parassita Varroa destructor, la cui popolazione in alcune colonie può essere abbondante anche a causa della cosiddetta “reinfestazione”, ovvero quel fenomeno che prevede il trasporto di acari dagli alveari deboli e morenti agli alveari forti a causa del saccheggio.
Per ridurre la densità di popolazione dell’acaro, è necessario effettuare il trattamento abbattente di fine stagione. Fra qualche settimana, infatti, si dovrà eseguire una rapida visita degli alveari per valutare la presenza/assenza di covata. L’assenza di covata è condizione essenziale per eseguire efficacemente il trattamento con acido ossalico, volto a eliminare la maggior parte delle varroe presenti in fase foretica sulle api adulte. Viceversa, il trattamento con acido ossalico eseguito in presenza di covata risulta, di fatto, poco efficace.
Il LAR resta a disposizione per eventuali chiarimenti.
LAR, 28 ottobre 2020